Alto Adige / Brutale e Commovente, sul Palco arriva La Merda
By Massimo Bertoldi
Bolzano. È inconsueto, per non dire quasi inverosimile, che nella programmazione di un teatro stabile trovi posto uno spettacolo scandaloso e scioccante come “La merda” di Cristian Ceresoli. Significa che la scommessa, con i rischi connessi, è sostenuta dalla convinzione nella proposta e dalla maturità culturale necessaria per la ricezione del linguaggio da parte del pubblico che, in questo caso, corrisponde a quello atteso nel Teatro Studio del Teatro Comunale domani alle 20.30, per assistere al secondo spettacolo della rassegna “Altri Percorsi”. Testo d’esordio di Ceresoli, “La merda” è un monologo femminile, precisamente “una tragedia in tre tempi: Le Cosce, Il Cazzo, La Fama e un contrattempo: L’Italia”. La cornice narrativa è la nostra civiltà dell’immagine, con gli stereotipi della bellezza modello top model, intorno ai quali si sviluppa, quale passaggio obbligatorio, la mercificazione della sessualità elevata a oggetto di scambio tanto nel mondo dello spettacolo quanto nel labirinto della politica. L’unico obiettivo diventa l’ostinata scalata al successo da parte della ragazza protagonista del devastante monologo, “per guardare dall’alto tutta questa plebaglia di codardi e prostituti e prezzolati”. Intorno a lei c’è l’arido deserto dei rapporti umani e affettivi: una madre assillante e ipercritica nel ricordarle la sua inadeguatezza, un padre suicida, il compagno definito “handicappato” alla ricerca di appagamento sessuale. Sono frammenti di una vita infelice che cercano riscatto in un (im)probabile futuro. Attraverso l’esposizione di episodi tragicomici, conditi di riso e pianto, eccitazioni e frustrazioni, il racconto di questa emblematica ragazza moderna diventa un percorso esistenziale tortuoso e inquietante, puntellato di ferite profonde, traumi, discriminazioni subite per il suo aspetto fisico non perfettamente conforme ai canoni richiesti dalle immagini del piccolo schermo. L’ansia del provino per uno spot pubblicitario ispirato all’unità d’Italia si dissolve nella negazione del corpo sottoposto a diete e cure estetiche e poi ci sono le molestie, le provocazione, gli insulti che non ostacolano la determinazione di questa e piccola grande figura femminile, sorta di “tigre in gabbia”, disposta a tutto, in questo incontro con la cultura materialista, maschilista e sessista. La sua visione delle cose esprime il vuoto dei valori di una società malata e viziata di idiozie come quelle prodotte dalle veline, “quelle che fanno i programmi e ce la fanno, e che sono anche intelligenti, che sanno ballare e cantare…sanno anche fare i discorsi”. “La merda” di Ceresoli assume quasi alla lettera il pensiero di Pasolini, secondo il quale la televisione è il mezzo di comunicazione più autoritario e repressivo, nonché la responsabile principale del “genocidio culturale” nazionale, inarrestabile e tutt’ora in corso. Così il racconto tra passato e presente della protagonista, il suo coniugare la filosofia del voler apparire e avere successo, diventa, da un lato, metafora della storia dell’Italia contemporanea travolta dagli scandali politici e finanziari, dall’altro lato, un grido di dolore e di denuncia, il risveglio di una coscienza di fronte all’orrore che cerca di fermare. Affidato all’interpretazione monologante di Silvia Gallerano, “La merda”, primo capitolo del “Decalogo del Disgusto” al quale Ceresoli ha recentemente aggiunto “Othello Sex Machine”, è stato tradotto in inglese, danese, francese e portoghese e ha ottenuto un incredibile successo nazionale e internazionale accompagnato da riconoscimenti e importanti premi, come al Festival di Edimburgo nel 2012.