L’Unità / La Merda: Una voce s’è desta. Un grido di dolore, uno stimolo a liberare il nostro Paese
di Francesca De Sanctis, L’Unità, 29 Giugno 2012
Teatro Valle Occupato, Roma
Una voce s’è desta. Il monologo scritto da Cristian Ceresoli fra provini tv, traumi e l’Unità nazionale.
Silvia Gallerano completamente nuda in scena interpreta il testo frulla-tutto che ci racconta la tragedia dei nostri giorni. Autoprodotto e in cerca di sostegno, lo spettacolo sarà ad agosto all’Edinburgh Fringe Festival.
Lei sta lì, completamente nuda, su un piedistallo da circo, è seduta e blatera qualcosa stringendo il microfono fra le mani, illuminata da sette piccoli faretti. Rimane senza abiti per tutto il tempo dello spettacolo e la prima cosa che ti chiedi è se la scelta dell’autore del testo, Cristian Ceresoli, è giustificata o è semplicemente una “furbata”. Poi però quasi non ci fai più caso a quel corpo nudo. Perché l’attenzione si stringe a ogni minuto che passa sul testo – tanto sconclusionato quanto chiarissimo – interpretato da una “selvatica” Silvia Gallerano: La Merda.
È andato in scena al Teatro Valle Occupato nel corso della rassegna “Sostanza Volatili” e poco prima al Teatro Palladium di Roma nell’ambito del festival della scena indipendente “Teatri di Vetro”. La lettura dei primi 12 minuti del testo ha perfino avuto il premio del pubblico e della critica al concorso Giovani Realtà del Teatro di Udine. Tradotto in inglese, debutterà ad agosto all’Edinburgh Fringe Festival dopo una residenza a Brighton nel mese di giugno. Nel frattempo sta girando per e-mail una richiesta d’aiuto: sostenere lo spettacolo. Già perché La Merda è la prima produzione indipendente di Cristian Ceresoli; come succede ormai sempre più spesso soprattutto alle giovani compagnie, i soldi non ci sono e se si vuole distribuire uno spettacolo ben fatto come questo bisogna cercare strade alternative.
Dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia, il monologo frulla-tutto di Cristian Ceresoli in realtà merita di essere promosso perchè è uno stimolo a liberare il nostro Paese dalla cacca in cui sta affogando… È un grido di dolore, un’invettiva, un flusso di coscienza che mescola traumi personali, personaggi storici, provini televisivi e tanta autocritica. Lei, Silvia, con le sue cosce grosse, vorrebbe dare una svolta alla sua vita e avere un posto in questa nostra società. Incoraggiando chi come lei vuole essere artefice del proprio destino, infonde coraggio a se stessa. Sembra un folletto, che ride e piange del suo corpo, di quello che le accade, del provino della sua vita in un garage. E intanto sparge tra il pubblico semi di follia e squallore.
“La Merda” è ciò di cui Cristian Ceresoli vorrebbe affrancarci e per convincerci a farlo ci racconta a suo modo la storia del nostro Paese e il modo in cui siamo abituati oggi a vedere il corpo femminile, a considerare la bellezza. Il primo capitolo è scritto, ma altri nove potrebbero seguire, fino a stilare un vero e proprio “decalogo del disgusto”: dieci flussi di coscienza, dieci tragedie. Per ora ci accontentiamo del primo, già abbastanza “rivoluzionario” da avere il coraggio di dire: basta, non affoghiamo in questa “merda”, ma proviamo a trovare una via di uscita. Quell’inno d’Italia così storpiato nel finale in fondo è proprio questa, una metafora della nostra condizione.